In questo momento una TV privata sta pubblicizzando talismani e amuleti in una rubrica dedicata agli oroscopi pubblici – il cliente telefona, dice il proprio nome e la data di nascita, e si sente descrivere quello che sta per accadere nel lavoro, in famiglia, altrove. Genericamente, ma gratis. Per un vaticinio più preciso l’invito è a consultare privatamente l’esperto. La maggior precisione va pagata. A dispetto delle tante analisi sociologiche secondo le quali noi italiani saremmo molto maturi, ci troviamo in pieno boom dei veggenti, maghi, astrologi, cartomanti! Secondo una stima, solo nella mia provincia ci sarebbero ottanta maghi palesi e un centinaio di astrologi. Gli occultisti, che si attribuiscono radici scientifiche e vorrebbero regolarizzare il settore con un progetto di legge, accusano di ciarlataneria gli altri, e viceversa … insomma, i ciarlatani non scarseggiano.
Sant’Agostino, che se ne intendeva, rinnoverebbe i suoi fulmini non solo contro gli imbroglioni che speculano sulla speranza e sulla disperazione ma soprattutto contro l’innume – revole folla dei creduloni – quest’Italia che parla tanto di scienza senza però fidarsene, che avverte la presenza di un mondo non solo fisico … ma ne cerca le tracce in stanze esoteriche!
Mille forme di incultura hanno ormai stravinto. L’Italiano medio ha doppia auto, doppia casa, doppio lavoro, doppia pensione, doppio telegiornale, terroristi doppi (quelli buoni e quelli cattivi) contro i quali operano due polizie. C’è una doppia economia, emersa e sommersa, spesso una doppia morale, una doppia storia, quella vernacola e quella nazionale … insomma, una specie di doppia vita. Forse questa doppiezza può aiutare a capire almeno in parte quest’altra forma di incultura: la corsa ai veggenti – un modo ‘laterale’ di esistere? Una situazione che si vorrebbe spacciare per maturità e vecchiaia saggia … e intanto il boom dei maghi prospera su questa vecchiaia italiana, che sta infettando gli stessi nostri ragazzi, già carichi di inculture che non li aiutano a scrutare il mondo, ignari, così come le cicale non sanno del ramo che le sostiene.
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